Ci sono situazioni di vita in cui il tempo sembra fermarsi: le persone possono avere la sensazione di essere sospese, come se fossero in una bolla che le protegge e le intrappola nello stesso tempo. Attorno ci sono voci e rumori che scorrono, veloci e assordanti. Queste persone si proteggono chiudendo orecchie e occhi, restano ovattate in quella bolla che in parte rassicura ma che nel frattempo le fa sentire spente perché non fa entrare nulla.
Tutto scorre ad una velocità che non appartiene a tali persone; si sentono scosse da ciò che passa loro accanto… qualcosa le sfiora, sembra attivarne la curiosità, ma non riescono a prenderlo per trattenerlo e metterlo dentro… è troppo veloce.
Tutto scorre ma le persone nella bolla restano ferme, l’angoscia aumenta, il buio rende tutto più cupo. Esse restano divise da una spaccatura interna tra una parte che vorrebbe riprendere il viaggio e un’altra, troppo dolente e spaventata, che, per proteggersi dal dolore, si rannicchia nella bolla, chiudendo gli organi sensoriali… la bolla diventa sempre più grande e le spegne.
Nulla ha senso.
Nulla sembra interessarle.
Non hanno energia nemmeno per il pensiero, tutto deve restare fermo, nulla deve arrivare o accadere perché potrebbe esserci il rischio di aggiungere altro dolore o fatica.
Non sentono il desiderio di alzarsi e fare qualcosa perché non saprebbero nemmeno cosa.
Restano come in pausa, in un tempo sospeso e irreale che vorrebbe bloccare anche l’angoscia.
Il vuoto dilaga. Ma come si può procedere se non entra linfa vitale?
A volte quelle persone si trovano costrette a stare in contatto con l’altro, a dover portare avanti impegni, ma dentro di loro la parte spenta è grossa e resta nascosta da una facciata di apertura forzata e apparentemente serena all’esterno. Quella parte, in realtà, spinge imperiosa nel mondo dell’immobilità creando la bolla che spegne.
In queste circostanze, si dimenticano delle altre parti autentiche che, pur continuando a restare, sembrano annullate dalla bolla dispotica. Si dimenticano di non essere solo quella bolla, di poter fare qualcosa per riaccendere una fiammella di vitalità o forse lo hanno in mente ma pensano di non esserne più capaci, di non avere energia sufficiente o che comunque nulla potrebbe bastare…
In alcuni momenti una parte accudente, che ognuno di noi ha dentro sé, si fa coraggio e prende fra le mani la parte spenta prepotente per scaldarla e tranquillizzarla, accompagnandola in un posto interno sicuro non mortifero che può lenire le ferite. Lo sguardo può iniziare ad essere rivolto in modo consapevole verso attimi di contatto con il mondo o con un altro, può cogliere la bellezza di momenti del presente e lo stupore di piccoli dettagli. È questo sguardo rivolto al presente o a brevi sensazioni che può aiutare a ricordare che le persone non sono solo quella bolla.