Come parlare di paura a chi ha paura? Talvolta si pensa che se non si nomina l’oggetto della paura, essa disturbi meno. Si pensa che, evitando il discorso, la paura non si ingigantisca e vada nell’oblio.
Il libro “Le paure fanno pace” di A. Roveda e C. Dattola -Lineadaria Editore– può diventare uno strumento per maneggiare le paure. L’albo ha un ritmo delicato, perché è in tal modo che ci si può avvicinare al tema spaventoso: in punta di piedi per non attivare il terrore. L’avvicendamento delicato del racconto si ritrova sia nelle parole, che a volte si trasformano in suoni onomatopeici, sia nella descrizione che la bambina fa di ciò che la inquieta.
Tentativi di rappresentazione
I disegni dell’albo sono abbozzati, in particolare quelli relativi alle paure. Esse non sono rappresentate in modo già definito, ma sono accennate attraverso delle pennellate di colori lasciando spazio all’immaginazione del lettore. Dare forma è ciò che trasforma la paura: essa non è più una massa scura informe, ingombrante e angosciosa che riempie la notte o la mente disturbando la possibilità di vivere il presente.
Ci sono, infatti, paure che affollano la notte ed altre il giorno. Tiranniche, si presentano come fantasmi che non consentono il lasciarsi andare nel riposo, che interrompono il sonno o che intralciano il cammino e paralizzano desideri e progetti.
Piccoli passi per avvicinarsi alle paure
Nella storia raccontata nell’albo, le paure si ritrovano “tutte lì, fuori dalle coperte” e la bambina le guarda. Non le assale. Non si tratta di fare una guerra contro le paure; le trincee barricano; gli attacchi nutrono le paure. E’ quasi mattina, lei si sente meno sola. Questo le permette di fare un passaggio: “le annuso, le tocco, le accarezzo, le guardo un po’, le guardo dritte in faccia”. Le paure si riempiono di colore, è il colore delle nostre buone esperienze. Il calore di un abbraccio e la sicurezza affettiva consentono alla bambina di guardare le paure, di nominarle e di tollerarle.
“Stare con“
È nel sentirsi meno sola che la bambina può trasformare il suo sguardo. Nell’alleanza con genitori e figure educative, un bambino può sperimentarsi in tentativi di avvicinamento alle paure, anche attraverso giochi e disegni. “Quanti occhi ha il mostro che ti spaventa? “; “Creiamo uno specchio cattura-streghe!”; si può giocare con le ombre per scoprire un nuovo significato del buio.
In una relazione terapeutica, ognuno può conoscere le proprie paure e trovarne il significato all’interno della propria storia, rendendo dicibile l’indicibile.