Le parole e il loro peso
Esistono parole leggere e parole calde come carezze: parole che sfiorano, parole che fanno il solletico, parole che cullano.
Esistono anche parole pesanti e fredde come rocce: parole che schiacciano, parole che pungono, parole che tagliano.
In entrambi i casi, le parole agiscono e si muovono dentro di noi, cercano un luogo in cui sostare.
Le parole e l’immagine di sé
Le parole possono essere accolte in un nido, dove vengono custodite come oggetti preziosi che nel tempo riconosciamo dentro di noi e che diventano i nostri riferimenti. Possono aiutare ad orientarci quando ci sentiamo dispersi, quando abbiamo bisogno di risposte sul nostro valore e sulla nostra amabilità.
In altre situazioni le parole si imbattono in una caverna vuota, che sembra poter ospitare solo parole pesanti. Esse si alleano con l’eco, unico abitante della caverna, e nel rimbombo diventano ancora più potenti. Le parole leggere e calde non trovano appiglio nella caverna, dove vengono raggelate e bloccate dal freddo.
“Ci sono parole che… se prendono il tuo posto ti rendono invisibile al mondo… se ti guardi allo specchio le vedi riflesse… se cammini per strada ne senti il peso” (Il potere delle parole – F. Ottaviani e C. Petit. Albo illustrato).
Le parole e la voce
Le parole sono intrecciate alla voce che, con il suo potere, le può amplificare.
Possono essere urlate o sussurrate e, di conseguenza, possono mandare in mille pezzi e spaventare o sostenere e incoraggiare, ma anche ringaggiare nella relazione come ben illustrato nell’albo “Urlo di mamma” di J. Bauer.