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Invidia, infiltrante intreccio di emozioni - Studio di Psicologia e Psicoterapia Eidos

Invidia, infiltrante intreccio di emozioni

La parola invidia deriva dal latino “in-videre”, cioè “guardare contro, in modo ostile”. Si riferisce ad un misto di tristezza e rabbia nei confronti di qualcuno che possiede un bene o una qualità che desideriamo. È come una crepa che si insinua e, se va sempre più in profondità, arriva a logorare l’esistenza: rabbia e tristezza diventano ostilità e rancore. 

Le sfumature dell’invidia 
L’invidia può presentarsi in diverse forme. 
Può avere una forma sottile e nascosta. Si presenta pungente come nelle situazioni in cui proviamo un fastidio per ciò che un altro ha raggiunto, per ciò che possiede, per un suo pregio. 
Oppure può celarsi dietro un atteggiamento di apparente indifferenza, legata alla fatica di gioire per ciò che un altro sta vivendo o ha raggiunto. 
Può presentarsi violenta e distruttiva, intrisa di risentimento che porta a desiderare il male di colui che ha quel bene o qualità tanto sognati. Lo sguardo di una persona che prova invidia è uno sguardo ostile che cerca di svalutare in modo distruttivo l’altro e che vede se stesso come vittima di un’ingiustizia da cui deve proteggersi.
Nascono da qui le critiche, gli atteggiamenti giudicanti, i pettegolezzi, le parole aggressive che incolpano l’altro. 

Invidia e psicoterapia 
L’invidia nasce dagli occhi di chi guarda. 
È un’emozione difficile da ammettere, ma può essere mentalizzata; non per essere eliminata, ma per darle uno spazio per poterla conoscere e collegare ad altri aspetti di sé. 
La persona invidiata, infatti, sollecita il vissuto di inferiorità di chi prova invidia, ne fa vacillare l’autostima già minata dalla fatica di apprezzare e valorizzare le proprie qualità. C’è una parte ferita alla base di tutto, ma non vi è consapevolezza. Riconoscere l’invidia permetterebbe di accogliere la parte ferita che si esprime attraverso di essa e che viene nascosta dall’invidia, una parte che, se accolta, non avrebbe più bisogno dell’invidia in modo così dirompente e avido. 
Quanto è possibile, dunque, “occuparsi di” e “confrontarsi con” quella parte ferita? Nelle situazioni in cui prevale l’apparente indifferenza, questa può essere vista come disinteresse da parte dell’altro e tale lettura che può creare un distacco ed un allontanamento tra le persone. Se l’implicito resta tale, ad un livello sotterraneo continua a lavorare come una crepa che si ingrandisce e si allunga.
Riconoscere l’invidia ed esplicitare il dolore ridurrebbe i fraintendimenti e le incomprensioni, sia da parte di chi prova invidia sia da parte di chi ne è l’oggetto, che con empatia potrebbe favorire un confronto e agevolare l’altro.

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