Il tempo dell’Universo e il tempo dell’uomo
La luce sprigionata da una stella impiega milioni di anni per giungere sulla Terra ed essere colta dai nostri occhi. Accade qualcosa di straordinario: ciò che per la stella è il passato, per noi sulla Terra è il presente… nello stesso istante due dimensioni temporali diverse si trovano a coincidere. Questo evento è affascinante. Anche a livello psichico avviene una cosa simile. Accade nei sogni, ma accade anche quando sono state vissute esperienze traumatiche. Avere in mente questo intreccio permette di trovare un modo per trasformare la sofferenza, e questo diventa interessante.
Il tempo nel sogno
Il sogno prende dall’inconscio la caratteristica di atemporalità. In una sola scena possono coesistere fatti, persone, emozioni che appartengono ad epoche diverse. Passato, presente ed anche futuro si fondono; i limiti oggettivi del tempo biologico vengono superati. L’integrazione dell’atemporalità con la finitezza del tempo biologico permette un andare e venire della nostra mente: la concretezza del tempo biologico si arricchisce di creatività e fantasia.
Il tempo nella sofferenza psichica
Anche a seguito di eventi traumatici o in caso di dolore psichico, la differenziazione tra i “tempi del tempo” si perde, come se tutto si congelasse in un tempo fermo alla sofferenza del passato che invade il presente ed il futuro. Il tempo biologico non è riconosciuto; è difficile lasciare spazio alla speranza o al cambiamento; è impensabile districare i nodi che bloccano connessioni flessibili e creative tra vissuti e tra pensieri. Nel caso di situazioni traumatiche non elaborate, si crea una fissità per cui una parte di sé resta bloccata sulla difesa dal pericolo subìto e altre parti di sé, talvolta con diversi livelli di fatica, cercano di vivere la quotidianità nel tempo che procede. Quando un aspetto del mondo, una sensazione interna, un pensiero o un’emozione ricordano la situazione traumatica, il sistema di difesa si attiva, interrompe ogni attività. In questo senso il passato irrompe nel “qui ed ora” e ricolloca una persona nel “là e allora”: l’attivazione neurovegetativa è la stessa che si è attivata nel momento in cui è accaduto un evento che è diventato traumatico. Passato e presente si confondono; si assiste ad un paradosso temporale, dove tutto diventa statico e fisso su un dolore che prende origine in un tempo passato. In queste situazioni sembra che non esistano più definizioni o confini del tempo, ma nemmeno sembra possibile delimitare il dolore. Possiamo pensare anche ad altri tipi di dolore psichico.
Il tempo nella psicoterapia
Nella psicoterapia il tempo viene scandito da un’alternanza di incontri e di separazioni; nella relazione e attraverso la relazione si crea un ponte tra passato e presente in modo che si possa “lasciare il passato nel passato” (Shapiro). Nello stesso tempo, è possibile creare uno spazio per la fiducia che si collega al futuro. Ci ritroviamo, così, a creare nuovi spazi e confini tra gli elementi del tempo lineare e contemporaneamente a intessere legami con aspetti soggettivi e creativi più tipici dell’atemporalità dell’inconscio.