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Genitori e segreti - Studio di Psicologia e Psicoterapia Eidos

I misteri e i “non detti”.
L’indice davanti alle labbra, a chiuderle come un lucchetto, è già qualcosa; anzi, spesso è qualcosa di bello, soprattutto se accompagnato da uno sguardo complice e dall’accenno di un sorriso.
Altre volte, invece, le labbra rimangono serrate fingendo di esserlo solo per caso o di non esserlo affatto.
Ci sono segreti e segreti: misteri e “non detti”.
Quali sono i segreti che fanno bene al bambino? E quando, invece, nascondere diventa dannoso? Come scegliere se occultare o svelare? Sulla base di quale criterio?
In studio mi capita spesso di asserire che il “non detto” fa male. Al contempo, però, suggerisco ai genitori dei miei pazienti bambini di coprire, ad esempio, i loro corpi nudi non appena i figli comincino a non essere più tanto piccoli. Svelare o coprire? Mostrare o nascondere?

Solleticare o paralizzare.
Ciò che aiuta a discernere il segreto da custodire dal segreto da rivelare è, credo, l’effetto che ha sulla mente del bambino.
Alcuni segreti sollecitano l’immaginazione, l’appassionata ricerca: sono quelli che hanno a che fare con le origini. Sono, per esempio, gli eccitanti misteri che si nascondono nella camera da letto di mamma e papà.
Altri segreti, invece, bloccano il pensiero, lo inibiscono, ne paralizzano lo sviluppo. Sono i “non detti”, spesso tramandati di generazione in generazione, spesso taciuti perché fonti di angoscia, disagio, vergogna.
I misteri sollecitano il bambino, gli fanno venire voglia di andare alla ricerca, di scoprirne le trame; i “non detti” restano come pietre pesantissime, indigeribili, ingombranti e invisibili, dentro di lui.

Solleticare.
I pensieri sulle origini, sul concepimento e sulla nascita, così come anche i teneri misteri del mese di dicembre, che altro non fanno che rinnovare la magia dell’infanzia, stuzzicano il bambino. 
Ho ascoltato teorie mirabolanti sul concepimento e sulla gravidanza: spermatozoi come formichine, che dal papà si incamminerebbero in fila indiana sulle lenzuola verso la mamma, e meloni -ingurgitati tutti interi da donne golose- mutati miracolosamente in bambini. Ho anche sentito raccontare di Sante con “i gusti uguali uguali a quelli della mia mamma” in fatto di carte regalo; per non parlare poi della questione dei comignoli, che a fine anno si deformano magicamente per accogliere chi di dovere venuto dal cielo.
I bambini, di fronte a quelle porte chiuse (quella della camera matrimoniale, quella del soggiorno con l’albero di Natale), immaginano, riflettono, elaborano ipotesi, le condividono, fanno le prove, gli esperimenti; si emozionano, si appassionano. Sviluppano la propria mente, l’anima.

Paralizzare.
Tutto ciò che invece “non si può dire”, forse, deve essere detto. Non subito, certo, e non senza averlo prima elaborato, per quanto possibile, insieme a qualcuno che ci aiuti nel doloroso compito. Se un segreto sembra indicibile, quale che sia il suo contenuto è perché è imbevuto di angoscia. Si è insabbiato, si è depositato dentro a un individuo, a una famiglia, a una storia; e ingombra.
Non possiamo “vomitare” su un bambino segreti di tale portata “nudi e crudi”: il suo apparato psichico non è ancora capace di contenere qualcosa di così violento. Prima, quel segreto va digerito il più possibile dagli adulti, va metabolizzato. E poi, trovate le parole, va raccontato.
Ricordo una bimba che, con disperata determinazione, continuava a ripetere che avrebbe voluto nascere maschio e di avere accolto, ma solo anni dopo, la straziante rivelazione di sua madre, nella cui storia c’era un abuso sessuale. Così come ho bene in mente gli effetti devastanti sulle capacità di apprendimento di bambini tenuti all’oscuro delle particolari circostanze del loro concepimento.

“Lo sento sussurrare dappertutto”.
Nella sua commedia “Love for Love”, il drammaturgo inglese William Congreve (1670-1729) ha scritto “So che è un segreto, perché lo sento sussurrare dappertutto”.
Se il sussurro è vibrante e vitale, se è un parlottio incuriosito e fecondo, il mistero starà invaghendo qualche giovane mente, stuzzicandone la curiosità e lo sviluppo.
Se invece il segreto sussurra “dappertutto” nella persona immobilizzandola, come un tremore che paralizza il corpo, allora il “non detto” ne starà ostacolando la crescita, ne inibirà le capacità. Come un ladro che arraffa qualche oggetto prezioso qua e là, senza che nessuno si accorga del suo passaggio e capisca veramente che cosa sia accaduto.

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